Egnazia (o Gnazia) è un'antica città in Puglia (di cui oggi rimangono solo rovine), nei pressi dell'odierna Fasano. Fu centro dei Messapi posto ai confini tra la Peucezia (a nord) e la Messapia (a sud), lungo la cosiddetta soglia messapica; in lingua messapica era chiamata Gnathia, mentre dai Romani fu chiamata Egnatia o Gnatia e dai Greci Egnatia o Gnàthia. Citata da Plinio, Strabone ed Orazio, che la ricorda in una Satyra che narra il suo viaggio daRoma a Brindisi. Ora in provincia di Brindisi (vicino al confine con quella di Bari) e pochi chilometri più a nord di Savelletri di Fasano, il centro d'Egnazia è uno dei più interessanti siti archeologici della Puglia; per i cospicui ritrovamenti di un determinato tipo di ceramica, ha dato il nome ad uno stile decorativo di ceramiche del IV e III secolo a.C., chiamato "stile di Gnatia", anche se non ne fu certamente il principale centro di produzione.
La storia degli scavi effettuati ad Egnazia è simile a quella di altri comuni pugliesi con importanti testimonianze archeologiche, come Ruvo o Canosa, in quanto i primi rinvenimenti furono finalizzati per lo più al saccheggio e alla vendita sommaria dei reperti pervenuti. In particolare, i primi depredamenti ebbero luogo nel 1809 quando alcuni ufficiali francesi di stanza ad Egnazia, per rendere più interessanti le loro giornate, cominciarono a sondare il terreno circostante le rovine (all'epoca coperte di rovi) per ricavarne reperti per poi rivenderli sul mercato archeologico clandestino. A causa della carestia del 1846 e alla conseguente mancanza di lavoro, fasanesi e monopolitani si diedero al saccheggio sistematico di centinaia di tombe per fare incetta di vasi, bronzi, oggetti d'oro, monete, statuette di terracotta che rivendevano a Napoli e altrove. La vicenda suscitò il biasimo del Mommsen, in particolare per le modalità con cui venivano svolti gli scavi, effettuati senza che si prendessero le notizie relative alle circostanze del ritrovamento, privando perciò la Storia, in ogni scavo, per tutto il tempo a venire, di importanti dati per ricostruirne il corso. Le notizie di quanto accadeva ad Egnazia raggiungevano regolarmente Napoli ed il Pepe ricorda anche che fu predisposta un'ispezione affidata all'architetto Carlo Bonucci. Questi però, probabilmente influenzato dall'Intendente della Provincia, che in quella occasione gli fece dono del caduceo d'oro poi venduto ai musei di Berlino, si fermò a Bari, informando le autorità napoletane che non era il caso di scavare ad Egnazia per la "scarsa consistenza dei monumenti da indagare". Il traffico era alimentato proprio da questi personaggi, come ci testimonia il Bonucci, che non menziona la vendita del caduceo di bronzo che era stato acquistato per soli due carlini presso un contadino, che fu poi ceduto per 25 piastre, dopo molte e vive insistenze, al negoziante Barone (di Napoli) che lo rivendette per 72 colonnati ad un tale che lo acquistò per portarlo fuori dall'Italia.
I primi scavi metodici furono effettuati nel 1912, per poi riprendere nel 1939, 1964 e nel 1978, anno in cui fu costruito l'attuale museo archeologico, e sono tuttora in corso: dal 2001 l'Università degli Studi di Bari in collaborazione con il comune di Fasano porta avanti un progetto di scavo che sta contribuendo ad una più approfondita conoscenza della città; tra le scoperte più importanti vi è il rinvenimento dell'altra metà della piazza porticata scoperta da Quintino Quagliati nel 1912 e di altre interessanti strutture che stanno aiutando gli archeologi a chiarire alcuni aspetti urbanistici finora non del tutto conosciuti.
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